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Riga: liberty, good food and pirts

Ci sono alcune destinazioni che non vengono prese ancora sul serio. Una di queste è Riga: il nome della capitale lettone evoca un immaginario di donnine in abiti succinti, gelidi sguardi dell’Est e tristi piatti a base di patate e pesce essiccato. Le cose non stanno affatto così. E basta trascorrere un weekend da queste parti per capire perché molti giovani stanno scegliendo i Paesi Baltici come meta per le loro vacanze. chiwsa di Riga, la capitale della LettoniaLa prima sensazione che si ha arrivando nel centro storico è quella di avere perso la bussola. Ci si trova immersi in un labirinto di stradine contorte che girano intorno a piazze ricche di chiese ed edifici medievali, castelli, torri che raccontano la storia di una città complessa che ha subito influenze e invasioni da ogni dove. Le sorprese sono tante, dai Tre Fratelli (gli edifici in pietra più antichi della città di impronta medievale e barocca), ai mille edifici liberty che si differenziano dalla tradizionale art nouveau per maggiore sobrietà e rigore. Una sorta di rivisitazione in chiave nazional romantica che ha fatto guadagnare a Riga l’altisonante titolo di città patrimonio Unesco. Botteghe di artigiani, basiliche cattoliche e chiese protestanti si alternano a caffè dal gusto contemporaneo e a ristoranti che hanno saputo elevare la povera cucina baltica ad una delle espressioni più eleganti della cucina del Nord.La cucina di Riga è una piacevole sorpresa Per gli amanti della buona cucina, gli indirizzi da non mancare son due. C’è il Valtera Restaurant, intimo e raffinato, offre una cucina lettone alleggerita e rivisitata. Il ristorante è un gioiellino: una manciata di tavoli dove gustare un ottimo merluzzo con patate e verdure di stagione o una tartare “alla nordica” presentata a mo’ di zuppa con una deliziosa salsina al pomodoro. Poche proposte, materia prima eccellente, una vera esperienza di gusto. Oppure il 3 Pavari, decisamente più cool: il ristorante della Riga da bere con audaci installazioni artistiche, cucina a vista, arredamento ultra contemporaneo, piatti da instagrammare. La cena comincia con un’entrée che viene servita sulla tovaglietta, per fare la scarpetta con il pane. A seguire, piatti dal gusto nordico come “Caramelized chicory, Roquefort cheese, pear e pecans” e un irresistibile inno al maiale: “Local pork belly piglet cheeks, celery, pearl barley, hemp seeds, stock demi-glace”. A pochi passi dal 3 Pavari, nello stesso edificio, c’è un bar, il Garaza che serve ottimi cocktail a base di Blak Balsam, il liquore nazionale lettone, un mix di fiori e piante selvatiche mescolati a pura vodka dentro botti di quercia. Una (buona) bevanda da uomini duri che si presta alla preparazione di un’infinità di cocktail. Il più popolare è il Clavis che è anche il cocktail ufficiale di Riga a base di succo di mela e balsamo nero. Morbido, equilibrato, vi regalerà le chiavi della città. Prima di lasciare Riga, è doveroso fermarsi in una delle tante botteghe di artigiani che lavorano la lana: scoprirete che la personalità di una donna si può capire dal tipo di disegno che sceglie per i suoi guanti. Raffinati, coloratissimi, un souvenir che non può che essere gradito. E se avete tempo per una gita fuori porta dovete provare la vera sauna lettone. In città ce ne sono diverse, ma non è la stessa cosa. Per capire che cosa vuol dire sauna lettone bisogna prendere un taxi e percorrere una trentina di chilometri (20 euro) per immergersi in un nulla bianco, ovattato, che sembra essersi fermato al secolo scorso. La sauna si chiama Lejasmartini.Imperdibile provare a fare una sauna. Basta uscire da Riga di qualche chilometro Qui troverete una casetta di legno e una coppia di lettoni che hanno deciso di abbandonare la vita precedente per dedicarsi al pirts. Per compiere questa esperienza bisogna affidarsi alle mani esperte di un maestro del cerimoniale che si occupa dei clienti (ognuno ha il suo) e li guida in un rituale che per alcuni tratti potrebbe essere definito sciamanico. Si entra come mamma ci ha fatto e, con cura e discrezione, il maestro massaggia la pelle con sali, oli essenziali e con ramoscelli e fiori selvatici che servono ad alzare l’umidità, ma anche a rinvigorire il corpo e lo spirito. Il tutto intervallato da bagni nell’acqua ghiacciata e a fasi di relax, a guardare il fuoco in una saletta in legno sdraiati su spartane spiaggine sorseggiando una tisana di patata e erbe selvatiche. Alla fine – il percorso più breve dura tre ore e costa 60 euro – l’ospite viene avvolto in abbondanti coperte e lasciato all’aperto ad ammirare il lago ghiacciato. E viene voglia di rimanere in Lettonia, a concentrarsi sulle cose che fanno stare davvero bene.

Ringraziamo per il post Fabrizio Raimondi, che dopo aver visitato la Lettonia ed esserne rimasto affascinato, ha condiviso con noi le sue emozioni e le sue riflessioni.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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