Una gita gastronomica a Lecco è una scusa per visitare una cittadina ricca di suggestioni e di sorprese. Se si arriva a Lecco un paio di ore prima dell’ora di pranzo o di cena, vi consigliamo una visita a una cittadina che nasconde molti luoghi interessanti.
Partendo da Piazza XX Settembre, dove si trova il neogotico Palazzo della Paura, si prosegue fino alla Torre Viscontea, che ospita al primo piano mostre di arte contemporanea e al secondo il Museo della Montagna (visitabile su appuntamento). Ci si avvia verso Piazza Cermenati, dove si erge la statua dedicata allo scienziato Mario Cermenati che si occupò di scienze geologiche e di mineralogia, per poi arrivare alla Basilica di San Nicolò con il “matitone”, campanile neogotico tra i più alti d’Italia. L’interno è a tre navate, una centrale e due navatelli ai lati con cappelle perimetrali. Dispone di due organi, uno sulla contro-facciata (organo maggiore) ed uno nell’abside (organo corale). Durante le funzioni religiose, viene oggi utilizzato il solo organo corale, mentre l’organo più antico è azionato solo per concerti.
La statua di San Nicolò: il fattore outsider
Raggiungiamo Piazza Stoppani, piazza dedicata al più grande scienziato lecchese, riconosciuto come il padre della geologia e della paleontologia, per poi avviarci ad ammirare la statua di San Nicolò, patrono dei naviganti, pescatori, commercianti e ragazze da marito. La mattina del 6 dicembre i bambini lecchesi trovano una mela rossa “vestita” da San Nicolò: una noce al posto del viso, la mitra di carta in testa, un batuffolo di cotone come barba e due gusci, ai fianchi, con monete o caramelle. La leggenda vuole che un padre che non aveva la dote per sposare le tre figlie, regalasse loro tre mele rosse che il santo trasformò di notte in mele d’oro.
E ora…una bella passeggiata per conoscere Lecco!
Ci avviamo verso il monumento ai Caduti della Grande Guerra e alla Canottieri, voluta nel 1895 per contribuire al “miglioramento fisico e morale dei giovani”, per poi raggiungere Piazza Garibaldi con il monumento dedicato all’eroe dei Due Mondi e il Teatro della Società, che conserva il sipario dipinto a tempera da Andrea Mantegazza. Dopo aver oltrepassato il Palazzo Civico, giungiamo al Vallo delle Mura, alla Biblioteca Civica per concludere il nostro tour lecchese alla Chiesa di Santa Marta. Documenti del XIII secolo ci informano che l’edificio era in precedenza dedicato a San Calimero e che, successivamente, la confraternita dei Disciplini di Santa Marta vi si insediò in un periodo imprecisato. La copertura del presbiterio, a volta a botte unghiata, presenta la scenografica Gloria di Santa Marta, affresco del tardo XVII secolo, attribuito a Giovan Battista e Carlo Pozzo, esecutori, l’uno delle figure e, l’altro, delle architetture dipinte.
Bella descrizione ma il titolo dovrebbe essere diverso.. Visto che non c’è segno dei luoghi manzoniani lo intitolerei “a parte Renzo e Lucia”
Grazie Tiziana. Hai perfettamente ragione riguardo al titolo. Correggo subito, è giusto che il titolo corrisponda al contenuto del post.