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Allevamenti intensivi e Covid: aprire urgentemente un dibattito

Avevamo letto le parole della virologa Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence University of Florida (Usa), agli inizi della pandemia. La studiosa prospettava l’ipotesi che il virus potesse trovare terreno fertile negli allevamenti intensivi con risultati drammatici. Ebbene, piano piano sta emergendo una realtà che necessita di risposte certe. Allevamenti intensivi, macelli, wet market sono al centro di indagini in molte parti del mondo.

Ilaria Capua: allevamenti e Covid

Sempre la Capua, nel mese di giugno scorso rileva: “il numero degli animali che si stanno infettando sta iniziando ad aumentare. C’è l’esempio dei 4 allevamenti di visoni in Danimarca.  Allevamenti e Covid: si può creare un pericoloso ‘travaso'”.

Cambia la data, ora siamo a metà luglio 2020 e dopo l’Olanda e la Danimarca, anche in Spagna sono tantissimi i visoni d’allevamento che verranno uccisi perché risultati positivi al Coronavirus. Si moltiplicano i casi di macelli e pollerie in Germania e Paesi dell’Est con focolai. In Germania, in giugno si è scatenata una fiammata di infezioni da Coronavirus in un gigantesco mattatoio del Nordreno-Westfalia con oltre 1.300 contagiati accertati nel gigante della lavorazione della carne Toennies. Il problema emerso è anche quello delle disumane condizioni di lavoro nei mattatoi.

Noi di Famelici non vogliamo emettere giudizi ma vogliamo invitare ad una riflessione: quest’ennesimo spillover ci costringerà ad una seria revisione delle problematiche relative agli allevamenti intensivi e, più in generale, del trattamento nei macelli, wet market, ecc.? Probabilmente sì.

Allevamenti e virus: lo spillover è di attualità

Covid 19 è tra le patologie zoonotiche che partono dall’animale e arrivano all’uomo attraverso un salto di specie del virus chiamato spillover. Contiamo negli ultimi anni, la Sars del 2002, l’Ebola o la Mers nel 2012. Da ricordare anche il morbo della mucca pazza (encefalopatia spongiforme bovina (BSE), scoperto in Gran Bretagna nel 1986 ed esploso negli anni ’90, mentre nel 2009, in Messico e negli Stati Uniti abbiamo assistito al diffondersi della suina e nel 2003 molte specie di uccelli, inclusi quelli allevati come polli e galline, hanno contratto l’influenza aviaria. Tra il 2007 e il 2009 la fiorente industria locale olandese di prodotti caprini provocò la peggiore epidemia umana di febbre Q.

Allevamenti intensivi e Covid: agire

Un assunto certo è questo: si deve migliorare radicalmente la vita degli animali negli allevamenti
sia per un motivi etici e di attenzione per la vita animale sia per una prassi igienico sanitaria.

 

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