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“La Grande Bellezza”: se ne può fare a meno?

La Grande Bellezza di Sorrentino un film che pone una domanda filosofica: si può fare a meno della bellezza?

“La più sorprendente scoperta che ho fatto subito dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare!”

Jep Gambardella, uno scrittore incapace di scrivere, trasformatosi nel re della mondanità romana, vive una vita fatta di pigrizia, di solitudine. Trascorre il suo tempo in feste animate da intellettuali falliti, prelati mondani, vergini puttane e donne innamorate solo di se stesse. Il giorno in cui compie 65 anni scopre la consapevolezza di vivere l’angoscia della mancata esperienza della grande bellezza. Tutto è cinismo, indolenza, nulla, fallimento e sperpero. L’unica felicità è quella perduta e solo sfiorata nel passato.

Ho trascorso  le estati della mia vita a fare propositi per settembre, ora non più. Adesso trascorro l’estate a ricordare i propositi che facevo e che sono svaniti, un po’ per pigrizia, un po’ per dimenticanza. Che cosa avete contro la nostalgia, eh? E’ l’unico svago che ci resta per chi è diffidente verso il futuro”.

L’uomo sconta lo spreco del tempo, ha perso l’attimo, non lo ha saputo cogliere e lo rimpiange per tutta la vita. La vita è fatta solo di sprazzi di felicità,  divagazioni,  frammenti, squarci. Il segreto è saperli cogliere e viverli fino in fondo.

Parola chiave

La grande bellezza

Il titolo del film è la parola chiave della pellicola come quella che meglio descrive i menù proposti dallo chef Matias Perdomo al ristorante Contraste di Milano.

Un menù del ristorante Contraste di Matias Perdomo a Milano: la grande bellezza in cucina

Contraste deve il suo nome “contrasti”, alle diversità di vedute, all’incontro di esperienze e interpretazioni che accomunano Matias Perdomo, Simon Press e Thomas Piras, il maître a cui è affidata l’interpretazione dei gusti degli ospiti, che possono scegliere la propria cena da un menù a specchio. L’ospite è invitato a scavare dentro se stesso per scoprire ciò che desidera. Nasce così una nuova era  definita emotional eating experience. Contraste è un ristorante dove si raccontano storie, dove puoi scegliere il tuo menù come se fossi un regista. Un menù costruito in base alle tue suggestioni, ai tuoi ricordi, ai tuoi sprazzi di felicità. Forse proprio per questo mi ha ricordato “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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