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Perché i treni affascinano sempre: un viaggio dalla Gallura a San Marino

Il treno? Un mezzo di trasporto che viaggia sui binari da ben 200 anni! Nonostante l’avanzata età conserva tutto il suo fascino. Anzi, alcune stazioni o vagoni storici ne esaltano la bellezza. E poi – diciamocelo – è una forma davvero romantica per vivere un viaggio, sia in coppia che da soli.

I treni piacciono per una voragine di motivi. Io li associo alla magia e alle aspettative del viaggio, al perdersi nelle immagini e nei pensieri in libertà. L’editore che mi ha insegnato il mestiere, conoscendo la mia passione, ogni tanto mi diceva: “Monica, prendi un treno e poi facciamo una riunione”. Aveva intuito che per me viaggiare in treno era sinonimo di un’esplosione di idee.

Il fascino del treno ha contagiato anche il cinema

Il treno è avventura. Non è un caso che il cinema spesso se ne è impossessato per produrre film d’azione. Nel 1964 John Frankenheimer ne Il treno racconta come un macchinista, durante la Seconda Guerra Mondiale, cerchi di salvare le opere d’arte francesi dalle feroci mani naziste. Il suo tentativo fallisce, ma non è vano. Un capostazione lo vendicherà in nome della difesa della libertà e della cultura. Da non perdere la scena della lotta tra il treno in corsa e l’aereo!

E chi poi non ricorda il film di Konchalovsky A 30 secondi dalla fine? Un treno, avvolto dal ghiaccio, trasporta alcuni criminali evasi. Uno di loro è un feroce assassino che non rispetta alcuna legge umana. Contro di lui non si può nulla: agli altri non rimane che tentare di sopravvivere. Il soggetto di Akira Kurosawa unisce azione, brutalità e tutte le metafore rappresentate dal treno e dai binari.

Il treno e l’incontro di popoli e culture diverse… qualche suggestione

Il treno è poi simbolo dell’incontro di popoli e di contaminazioni culturali. Per la prima volta la ferrovia ha permesso la riunione di genti lontane altrimenti inavvicinabili. Simbolo di libertà, si oppone alla costruzione di qualsiasi muro.

La modernità è nata con la locomotiva, non solo intesa come macchina, ma anche come prospettiva filosofica. Il treno può essere vissuto come un luogo angusto, scomodo, affollato, ma è anche luogo di condivisione e di socialità, dove possono nascere grandi amicizie e grandi amori. Si può parlare, discutere, scambiarsi sguardi che valgono più delle parole… e possono anche essere per sempre!

Il treno è, nello stesso momento, incontro e scontro con la realtà: qui emergono le differenze sociali, le diverse abitudini culturali. Il viaggio in treno è sincero, è lo specchio della società.

Io e il treno: un amore senza fine

Perché i treni affascinano sempre: Monica viani

Così come ogni  innamorato, quando parla del suo amore, inevitabilmente ti racconta le sue esperienze amorose, così io non posso evitare  di narrarvi alcune emozioni provate in stazioni ferroviarie o alla vista di treni, che possono raccontare storie antiche rimanendo sempre attuali ed immortali. Vi sono, infatti, vecchi treni ancora funzionanti capaci di far scoprire territori ricchi di cultura e di tradizioni con il fascino degli occhi di chi ha vissuto la medesima esperienza tanti tanti anni fa.

Il treno, per me, resterà sempre manifesto di emancipazione, di gesti eroici per affermare la libertà e l’intramontabile bellezza delle utopie!

Perché i treni affascinano sempre

Tempio Pausania: una sala d’attesa dove il treno è diventato un museo

Perché i treni affascinano sempre: Tempio Pausania

Per chi ama tuffarsi nel passato, imperdibile la stazione di Tempio Pausania, nel cuore della Gallura. Nella “Città di pietra” ci si può calare nelle atmosfere delle stazioni del primo 900, costruita in stile liberty.

In un edificio apparentemente semplice, nella sala d’attesa, si nascondono le opere di Giuseppe Biasi, uno degli artisti più significativi della prima metà del Novecento sardo, capace di narrare la Sardegna più autentica. Una celebrazione di quella vita contadina che l’inesorabile progresso stava cancellando.

La vita sarda prende vita su tele dipinte a olio che raffigurano le donne di Osilo, un anziano in cantina, i suonatori di organetto e alcune donne al lavatoio. I colori sono vivaci, i tratti dei volti ben definiti.

Perché i treni affascinano sempre: Tempio Pausania

Dopo essersi immersi in una Sardegna che si affacciava su un mondo che prometteva il progresso, possiamo ammirare la biglietteria in legno e ferro battuto. Usciti da questo luogo angusto e sorprendente, accecati dal sole di Gallura, troviamo nei pressi della sala d’attesa l’ex officina della stazione ferroviaria di Tempio Pausania. Un piccolo Museo delle Ferrovie con locomotive a vapore e macchinari storici di officina.

Il Trenino Verde: un’emozione targata Gallura

gallura trenino verde
Il Trenino Verde è croce e delizia del turismo sardo. Una straordinaria risorsa, una vera attrazione che, ahimè, soffre ogni anno delle logiche illogiche di una macchina burocratica tipica degli enti pubblici.
Eh si, il Trenino Verde fa capo alle ex Ferrovie della Sardegna, oggi parte dell’ARST (Azienda Regionale Sarda Trasporti), quindi della Regione Sardegna.
Viaggiare su questi storici mezzi di locomozione è vivere il fascino di un tempo, immersi all’interno di un paesaggio incantevole, che solo queste strade ferrate possono raggiungere e penetrarlo.

Luoghi suggestivi ed incontaminati, vissuti ed attraversati nella lentezza di questi vecchi motori, seduti in quelle carrozze che hanno scandito il tempo di un’epoca lontana, quando ancora il turismo qui non si conosceva, quando la pastorizia e l’agricoltura, insieme al pesante lavoro delle miniere, rappresentavano l’economia di questa comunità, quando le coste non erano un valore, ricoperte da una selvaggia macchia mediterranea che le ricopriva quasi totalmente, rendendole inaccessibili.

La rete ferroviaria percorsa da questo Trenino Verde si sviluppa per 438 chilometri per collegare tra loro buona parte delle subregioni dell’isola. Il tracciato proviene dalle vecchie complementari costruite tra l‘800 e il ‘900, caratterizzate da opere ingegneristiche ed architettoniche perfettamente integrate nel paesaggio da fiaba che scorre dal finestrino del treno.

Sono quattro i Trenini Verdi della Sardegna, ognuno con un suo itinerario: il Macomer-Bosa, l’Arbatax-Gairo, l’Isili-Sorgono, mentre in Gallura il Tempio Pausania-Palau di cui vi andiamo a parlare.

Trenino Verde Tempio-Palau
Quest’anno la stagione del Trenino Verde della Gallura è iniziata ai primi di luglio, consentendo al turismo un’importante e splendida offerta esperienziale in più. E da quest’anno l’abbinamento tra Trenino Verde e battello Pollux che naviga il lago del Liscia, in quel di Sant’Antonio di Gallura, offre emozioni indimenticabili.

Torniamo alla tratta Tempio Pausania – Palau per scoprire che copre un percorso di 59 km. ed attraversa un territorio ricco di vegetazione dove la linea ferrata, i ponti, le stazioni e le case cantoniere sembrano far parte da sempre del paesaggio, perfettamente inseriti in contesti ambientali spesso raggiungibili solo con la ferrovia.

E delle vecchie stazioni ferroviarie cosa vogliamo dire? Edifici che sanno contenere e trattenere quell’antica atmosfera in grado di riportare il visitatore indietro nel tempo, quasi da far apparire agli occhi figure ed immagini antiche, momenti di vita lontani negli anni, in un immaginario carico di sensazioni, denso di emozioni. Ma torniamo al Trenino Verde che, nell’anno 2019 del turismo lento, sembra proprio il mezzo perfetto per rappresentare questa filosofia. Si, perchè il treno si muove lentamente, per consentire al viaggiatore di osservare il paesaggio, di rimirare una vegetazione strabordante, che man mano cambia, si modifica…

Il Trenino Verde scorre nell’entroterra e, impavido, sfida l’impervia Gallura, arrancando sui ponti a dominare, come detto, specchi d’acqua, come quello di forte impatto suggestivo che si erge sul lago del Liscia, in quel di Sant’Antonio di Gallura. Qui si fa tappa all’Aldiola Country Resort, affacciato magicamente su queste acque a dominare l’incanto di un paesaggio meraviglioso. Se poi si vuole provare il piacere della gola, la sosta immancabile è La Pitraia, nel centro del paese.

La giornata perfetta, però, vuole l’esperienza a bordo del battello Pollux, stile Mississipi, atmosfera anni ’40, che fa tappa proprio a Sant’Antonio di Gallura per poi toccare le sponde nel comune di Luras (qui si visitano gli olivastri millenari e il Museo Galluras) e di Calangianus (da non perdere la visita al Museo del Sughero e una degustazione al Ristorante Tirabusciò).

Sulle sue placide acque il battello si muove con lentezza, consentendo di apprezzare l’incontro tra Natura e Uomo, quella complicità che ha consentito la costruzione di un bacino che fornisce acqua 365 giorni all’anno, fondamentale per lo sviluppo del turismo costiero.

Tappa ad Arzachena presso la stazione storica che ospita il Museo Labenur per una visita che racconta la storia e l’arte della lavorazione della ceramica raccontata dalle ragazze di Anemos, la società che gestisce da anni questa struttura. Poi la corsa riprende ed il trenino ritorna a sferragliare nella natura per pochi chilometri ancora, prima di giungere a destinazione Palau, a ridosso del mare.

Chiudiamo questo viaggio incantato, non prima di sverlarvi quanto Famelici ha potuto scoprire… un progetto che è lì, all’attenzione degli assessorati preposti, pensato ed ideato dall’ing. Gianfranco Damiani, che vuole vedere questi binari ancora protagonisti! Stavolta per accogliere mezzi By Rails, pedalando su percorsi ferroviari per un’esperienza davvero unica. Siatene certi, quando partirà, se partirà, Famelici ci sarà!

Ex stazione Santa Barbara a Mammola: al MuSaBa una ferrovia abbandonata diventa un laboratorio artistico

Perché i treni affascinano sempre: MuSaBa in Calabria

Una ex stazione delle ferrovie calabro-lucane, acquistata nel 1978 dall’artista Nik Spatari, si è trasformata in un laboratorio aperto a chi ama la ricerca culturale e quella libertà che garantisce all’arte di esprimersi senza vincoli. Qui tantissimi artisti si radunano attorno a Nik Spatari e Hiske Maas per dar luogo ad un centro internazionale profondamente radicato nel cuore del mito e dell’invenzione.

Dove? Al MuSaBa (Museo Santa Barbara), un Parco Museo laboratorio nel cuore della Calabria, nella Vallata del Torbido, a sud est del centro abitato di Mammola. Artisti, architetti, ambientalisti, archeologi hanno lavorato dal 1969 per dare vita ad un museo laboratorio d’arte contemporanea.

In 7 ettari si sviluppa un centro dove arte e natura si fondono. In un antico complesso monastico, nella restaurata Chiesa dell’anno 1000, è imperdibile la monumentale opera tridimensionale “Il Sogno di Giacobbe”.

Perchè i treni affascinano sempre. muSaBa

Il museo è un’opera work in progress. Obbligatorio soffermarsi presso la nuova ala museale “La Rosa dei Venti” e ammirare la copertura coloratissima della Foresteria con i suoi mosaici.

Val Vigezzo: la Vigezzina – Centovalli, una ferrovia transfrontaliera

Perchè i treni affascinano sempre: val vigezzo

Un treno panoramico che da 100 anni collega Italia e Svizzera. Inaugurato nel 1923 ha da sempre favorito, oltre che gli scambi commerciali, quelli culturali. Ci troviamo tra il Passo del Sempione, il Passo del Gottardo e Domodossola. Un treno internazionale, tanto che gli annunci sono in tre lingue: italiano, francese e tedesco. Attraversa boschi, viadotti in muratura, brevi gallerie, ponti, burroni, cascate e borghi da visitare. Oggi rappresenta un modo intelligente per conoscere territori incontaminati, ricchi di storia e di cultura.

Sono 32 le fermate di questa linea (più le quasi 20 in Svizzera) che, partendo da Domodossola, al centro della rigogliosa Val d’Ossola, dopo 4 fermate si inoltra nella Valle Vigezzo, anche conosciuta come Valle dei pittori o Valle degli spazzacamini (imperdibile il museo), per poi “entrare” nelle Centovalli per arrivare a Locarno e al Lago Maggiore. Il viaggio interno da un capolinea all’altro dura un’ora e cinquanta minuti e ce n’è uno ogni ora.

San Marino: un treno e la storia della II Guerra Mondiale

mercatini di Natale, San Marino: galleria Montale e treno bianco-azzurro

San Marino fino agli anni 30 si poteva raggiungere solo a piedi o a dorso di mulo. Poi arrivò il treno, simbolo di progresso, un collegamento più comodo per raggiungere l’Italia, in particolare, Rimini. I trenini erano bianchi e azzurri e seguivano binari che si arrampicavano su un percorso tortuoso fatto di continue gallerie. Poi scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e tutto fu sconvolto.

Il passeggero aveva a disposizione alcune tipologie di carrozze: dalla vettura saloncino per le autorità, costituita da 6 posti nel saloncino e 10 posti in scompartimento di prima classe, alla terza classe con 32 posti. Vi era  anche un’altra sistemazione in prima classe con 10 posti separati dal resto della carrozza. Il costo del biglietto?
La corsa semplice da Rimini a San Marino in prima classe costava 12.40, lire, mentre in terza classe  7.50 lire. Il tutto per un viaggio di 1 ora e 7 minuti.

Il 26 giugno del 1944 le squadriglie inglesi della Desert Air Force sganciarono 263 ordigni su San Marino, fu colpita anche la ferrovia e da allora il trenino ha cessato di funzionare.

A Rivergaro si racconta la storia del tramway

Perché i treni affascinano sempre: Rivergaro e il tramway

 E qui cedo la “penna” a Roberto Rossi. Chi conosce le littorine? Credo in pochi conoscano cosa siano e cosa raccontano. La loro storia riporta al regime fascista. Ed esattamente al 18 ottobre 1932, quando Mussolini si recò a Littoria (oggi Latina) per inaugurare la nuova stazione. In un articolo celebrativo scritto per l’occasione e pubblicato pare sul Popolo d’Italia, un giornalista celebrò la futuristica automotrice con il nome di “Littorina” in virtù della destinazione di quel viaggio. L’articolo piacque molto al Senatore Agnelli che adottò questo termine per le sue nuove automotrici. Il nome divenne così popolare e scelto per identificare questa tipologia di vettura. E la littorina la troviamo sulla linea ferroviaria Piacenza – Cremona, dove ancora oggi rappresenta il mezzo di trasporto più utilizzato dai pendolari per questa tratta.

E del tramway piacentino chi ne conosce la storia? Qui si apre un altro capitolo, un altro racconto che merita di essere narrato. Siamo per questo andati in Valtrebbia, e precisamente a Rivergaro dove il presidente della Pro loco Gianfranco Castellani, davanti ad un buon bicchiere di gutturnio, ci spiega che “nel 1886 venne tracciata una strada ferrata che collegava Rivergaro alla località di Grazzano nel comune di Vigolzone, in Val Nure. Era proprio  qui, dove siamo seduti ora, che la strada ferrata terminava”.

É su un divanetto del bar Orso Bianco dove siamo seduti, all’ingresso del centro storico di questo paese che rappresenta la high society piacentina e dove, negli anni ‘80, é fiorita la cultura del vivere la provincia, dove spazi, serenità e aria pura hanno preso il sopravvento sulla frenetica vita cittadina. “Pare risalga agli anni ‘30 la chiusura di questa tratta che ha visto lavoratori ed agricoltori principali fruitori di questo servizio e che ha reso più agevoli gli spostamenti ed il collegamento con la città”.

Scopriamo che il tram é anche l’ispiratore della Pro Loco che Gianfranco, da oltre 15 anni, presiede. Perché? Perché la pro loco è stata denominata Tramballando, nome poco consueto per un’associazione di volontari, vero?
Beh si, Tramballando in effetti é uscito proprio in virtù del fatto che gli amici che hanno dato vita a questa realtà si trovavano una sera d’estate proprio in questo bar, esattamente dove terminava la strada ferrata e la corsa del tram”. Tramballando diventa così sinonimo di divertimento e musica, tram e ballare, risultato: Tramballando.

Oggi Tramballando é la realtà più vivace e dinamica del paese con i suoi appuntamenti ricchi di partecipazione e di intrattenimento. A partire da Rockintrebbia, evento atteso dai tantissimi estimatori della musica rock che affolla le rive del Trebbia in ogni sua edizione. Nell’occasione Tramballando propone sulle rive, teatro dell’evento, piatti della tradizione piacentina preparati al momento nelle cucine della struttura in dotazione.

La prossima edizione é in calendario dal 19 al 21 luglio, tre sere di puro spettacolo al ritmo del rock! Anche se, in totale confidenza (non ditelo però in giro…) per il prossimo 2020 ci sarà una sorpresa, questa volta Made in Caste!

Altri eventi sono i mercatini tra maggio ed agosto, la polentata in settembre, per terminare con la cena conclusiva dove viene annunciata la somma destinata in beneficienza. “La nostra associazione – riprende Castellani – ha il merito e l’onore di devolvere ad enti benefici parte dei proventi raccolti nel corso dell’anno”.

Una bella storia dal sapore delle tradizioni, della solidarietà, del divertimento, della musica che scorre su quei binari che ancora oggi sono nell’immaginario di questo paese.

Concludiamo con le parole dei Futuristi e di Francesco Guccini

Dal “Manifesto tecnico della pittura futurista” del 1910 sottoscritto da Severini, Carrà, Balla, Russolo e Boccioni:

“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono (…)”.

Da “La locomotiva” di Francesco Guccini:

E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto.
Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura…

Monica Viani e Roberto Rossi

 

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One Comment

  1. Ora vado a dormire sereno, c’è ancora qualcosa che permea le cose in un modo buono, che fa incontrare le persone “vere” in modo tattile e tangibile…chissà perché la Littorina… così lontana, così presente dentro di noi..

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