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Cosa vedere ad Atri (soprattutto se bruci di passione per cibo e cultura!)

Famelicicosa vedere ad Atri: la notte dei faugni, sulle tracce di cibo e cultura, vi propone un week end ad Atri. Il mio viaggio è stato all’insegna di fuoco e fiamme. Fuoco vuol dire verità. In latino vita, fiducia. Dunque ottimi presupposti per iniziare un percorso alla scoperta di tesori culturali e proposte enogastronomiche legate al territorio. Fuoco e fiamme perché l’occasione del tour è stata la Notte dei Faugni, festa tra sacro e profano, che si “consuma” la notte tra il 7 e l’8 dicembre. I Faugni, alti fasci di canne secche, vengono accesi all’alba dell’8 dicembre per poi essere portati lentamente in processione, accompagnati dalle note musicali della tradizionale Banda, per le vie del centro storico della cittadina.

Atri

Qualche news

Nel cuore dell’Abruzzo, in provincia di Teramo, tra il mare e la montagna, c’è Atri, una meravigliosa cittadina ricca di storia e di cultura. Perfetta per un week end all’insegna dell’arte, dell’enogastronomia e dei paesaggi mozzafiato. Atri è fatta di vicoletti che ci raccontano diverse epoche storiche e che spesso si aprono su scorci suggestivi. Da non perdere? La Chiesa di Santa Reparata, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Teatro Comunale e il Museo Capitolare. Assolutamente poi da prevedere una passeggiata nei dintorni per ammirare i calanchi, morbide colline che all’improvviso subiscono spettacolari cesure. Un fine settimana da “condire” poi con piacevoli sorprese enogastronomiche, che vanno dal Montepulciano d’Abruzzo, alla liquerizia fino al Pan Ducale.

Mangiare ad Atri

La tradizione B&B Don Aurelio

Atri

Una tappa per chi ama la cucina a km 0 è sicuramente il B&B Don Aurelio. Aperto da un paio d’anni, è una dimora di prestigio, che conserva tutto il fascino della storia. Qui si mangiano i piatti della tradizione abruzzese, in particolare di Atri. Dalle scrippelle, al timballo, dal formaggio stagionato con la liquirizia alla pizza dogge (o pizza dolce). Una chicca? Il giardino. Bello anche d’inverno!

 

L’innovazione – Tosto

cosa vedere e mangiare ad Atri

Nel cuore del centro storico di Atri trovate un ristorante gestito dal giovane chef Gianni Dezio e da sua moglie Daniela. Un ristorante composto da una sala lunga e stretta, dai soffitti a botte, in mattoni, affiancata da un’altra più piccola, per una trentina di posti a sedere. Ingredienti di prima qualità, cucina del territorio rivisitata con intelligenza, una particolare attenzione alla presentazione delle portate rendono il ristorante Tosto un locale da provare!

Che cosa vedere ad Atri

La cattedrale (degli altri monumenti parleremo in prossimi  post)

cosa vedere ad Atri: cattedrale di Santa Maria Assunta

La cattedrale di Atri si affaccia sull’omonima piazza, di fronte all’ 800esco Teatro Comunale. L’interno, realizzato nell’XI secolo, ha un impianto a tre navate scandite da sette coppie di alti pilastri quadrilobati, di cui le ultime quattro sono state inglobate nel XIV secolo in tozzi ringrossi ottagonali per ragioni statiche. Notevole il ciclo degli affreschi. Il più antico va sotto il nome di Contrasto dei tre vivi e dei tre morti, collocato nello spazio adiacente al coro. La scena raffigura tre cavalieri seguiti dai propri cavalli e scudieri, che sembrano imbastire un dialogo con tre cadaveri, raffigurati due in piedi e uno nel sepolcro. Che immaginazione e soprattutto quale scelta eroica (tenete presente che siamo nel primo Duecento)! I tre cadaveri affrontano i cavalieri e li ammoniscono, ricordando loro il comune destino. L’affresco risente del gusto svevo e probabilmente raccoglie suggestioni francesizzanti. Sempre duecentesco e intriso di cultura tardo-sveva è l’affresco sulla parete destra raffigurante San Giacomo e una probabile Santa Reparata, ai piedi della quale sta la committente in atto di devozione. Sulle pareti, sulla controfacciata e sui pilastri è documentata un’ampia rassegna di affreschi inquadrabili tra la metà del 300 e i primi decenni del 400, che fanno riferimento a due personalità: il cosiddetto “Maestro di Offida”, probabilmente Luca d’Atri, e Antonio da Atri. La cattedrale ha subito nel corso dei secoli diversi rifacimenti. La chiesa doveva essere ben più ricca di affreschi, prima che l’interno venisse imbiancato integralmente con la sola esclusione del coro a metà del 1657. Sono stati  poi resi visibili, con l’abbassamento dello spazio presbiterale, dei mosaici romani.

La passeggiata

I Calanchi

cosa vedere ad Atri: calanchi

Un angolo molto suggestivo da Atri è la zona dove poter ammirare i Calanchi, morbide colline che degradano,  subendo spettacolari cesure, dalle basse propaggini comprese tra il Piomba e il Vomano. Le spoglie rupi calanchive si alternano a fossi e a piccoli laghi, boschi e campi dando vita a immagini spettacolari. Una suggestione? Richiamano alla memoria le “bolge” dantesche. I Calanchi, in dialetto “scrimoni”, sono generati dagli effetti dell’acqua e dalla scarsa copertura vegetale. La Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri può essere visitata liberamente seguendo i sentieri segnati che partono dal Colle della Giustizia, dove c’è il Centro Visite. Una cicloippovia panoramica può essere percorsa a piedi, in bicicletta e a cavallo.  Sono possibili anche passeggiate notturne!

Dove dormire

Hotel Du Parc e B&B Don Aurelio

Ad Atri c’è un solo albergo, l’Hotel Du Parc, ma numerosi B&B. Tra i B&B, un posticino davvero bello e accogliente, vicinissimo al centro del paese, dove riscoprire il tempo che passa grazie a un ambiente che lo sa raccontare, è il Don Aurelio. Una chicca di B&B dove beneficiare della bellezza delle diverse stagioni grazie al bel giardino, dove godere dell’ottima cucina, dove farsi coccolare dai gestori che vi racconteranno tutto, ma davvero tutto di questo angolo meraviglioso di Abruzzo. Quanto è facile regalarsi un sorriso!

Photo Credits : Assunta Nespoli, Loredana Fumagalli

 

 

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4 Comments

    • Ciao Ginora è solo il primo post dedicato ad Atri. Diciamo un antipasto per incuriosire. Scriveremo post più “dettagliati” sui singoli monumenti o appuntamenti. Anzi se vuoi contribuire, inviandoci informazioni o suggestioni su Atri che conosci bene, più che volentieri. Ti scrivo anche la mail: m.viani@famelici.it

    • Gent.mo, i maggiori storici dell’arte italiani e non, hanno studiato il contrasto dei tre vivi e dei tre morti per la sua importanza nel panorama mondiale. L’ultima volta qualche hanno fa, gli studi sono stati effettuati da una Università francese. Sono una storica dell’arte e archeologa e vivo Atri tutti i giorni, ci sono anche nata!
      Pur essendo molto belli gli affreschi di Andrea De Litio, di cui sicuramente si parlerà, dal punto di vista storico sono molto più studiati e importanti gli affreschi adiacenti. Di affreschi come il De Litio ne troviamo in ogni angolo per intenderci, e la storia degli Acquaviva pur essendo degna di nota, sicuramente non é nel panorama nazionale e non, a livello del imperator mundi Federico II. L’iconografia dei tre vivi e dei tre morti affrescata a muro per la prima volta nel panorama europeo é proprio nella Cattedrale di Atri e ci sono molti indici nell’affresco ….e molti articoli sulla questione del modello francese e italiano …oltre che della presenza della domus regia del grande imperatore proprio in Atri, dove soggiornò anche la sua moglie Isabella d’Inghilterra….

Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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Due donne che hanno cambiato il mondo del vino: Marina Cvetic e Miriam Lee Masciarelli

Lessico#foodcultural: lampreda

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