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Teatro Menotti: Casa di bambola. Da Ibsen a #Me too

Si può riscoprire Henrik Ibsen nel 2018? Quando nel 1879 Casa di bambola fu rappresentato per la prima volta, suscitò scandalo e polemica. E oggi?

Casa di bambola, ancora attuale?

Come riproporlo oggi in modo che la narrazione non perda la sua vis polemica? Riportandolo all’essenzialità, alla descrizione di una metamorfosi dolorosa, incerta, desiderata ma temuta. Il cambiamento, quando è radicale, porta sempre con sé, una paura inesprimibile. E così nella messinscena del regista Roberto Valerio si alternano momenti di estrema lucidità a momenti onirici. Ora la realtà appare nella sua opacità, ora la si trasforma colorandola di elementi sognanti, ora la si fugge per i suoi contorni che sembrano incubi. Da una parte una vita “finta” ma rassicurante, dall’altra la paura dell’ignoto. Come liberarsi da una realtà oltraggiosa se non si posseggono gli strumenti culturali per farlo? Ci vuole coraggio, forse troppo. Occorre affrontare il naufragio, esporsi al giudizio altrui. Nora indica solo la necessità del tramonto di una figura femminile con un’identità mai vissuta, solo accettata, o sarà capace di vivere libera, senza vincoli, responsabile della costruzione del proprio percorso esistenziale? Il regista Roberto Valerio volutamente lascia allo spettatore il compito di trovare una risposta. Al termine della rappresentazione Nora sembra incapace di ricostruirsi una vita, torna indietro, si rimette la parrucca che imprigionava i suoi capelli lunghi, ovvero la sua personalità. Il racconto di una ribellione tentata senza successo o forse un incubo che torna durante il percorso verso un futuro dai contorni indefiniti?

Casa di bambola. Da Ibsen a #Me too

Il regista Roberto Valerio non tradisce il testo, ma lo attualizza. Se alla fine dell’800 era scandaloso proporre una figura femminile borghese capace di rivendicare la propria identità attraverso un drammatico abbandono della famiglia, oggi le donne si interrogano in modo, ancora una volta contradditorio, sul tema della seduzione e dell’oltraggio al proprio corpo e alla propria dignità. Chi denuncia violenze o abusi sessuali in ambito lavorativo fa fatica a raccogliere simpatie, come qualche anno fa accadeva alle donne che denunciavano i propri mariti o compagni. Poca comprensione dovuta al fatto che tutti arrivano alla liberazione da uno stato di oppressione dovendo fare i conti privati e pubblici con i compromessi del passato, i comportamenti non cristallini, l’incomprensione e la facilità di giudizio di chi non vuole mettersi in discussione. All’improvviso ciò che  si è accettato in nome di un’abitudine diventata normalità, diventa un macigno insopportabile, un mostro che divora dall’interno senza proporre vie di uscita. Talvolta prima di realizzare un cambiamento lo si sogna. La ribellione di Nora è un sogno, è il “meraviglioso” di cui non riesce a liberarsi, o è un percorso da intraprendere, mettendo in conto continue cadute e rimpianti? La risposta allo spettatore aiutato a interrogarsi dall’ottima interpretazione di tutti gli attori: Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Carlotta Viscovo, Massimo Grigò, Michele Nani, Debora Pino.

CASA DI BAMBOLA

di Henrik Ibsen

con
Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Michele Nani, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo

Personaggi e interpreti
Nora Helmer VALENTINA SPERLÌ
Torvald Helmer ROBERTO VALERIO
La signora Linde CARLOTTA VISCOVO
Il Dottor Rank MASSIMO GRIGÒ
Krogstad MICHELE NANI
La balia DEBORA PINO

Adattamento e regia
Roberto Valerio

Produzione

Associazione Teatrale Piestoiese Centro di Produzione Teatrale

Dove

TEATRO MENOTTI
Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 02 36592544 – biglietteria@tieffeteatro.it

Quando

dal 01/03/2018 al 11/03/2018

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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