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Perchè vedere la Lunga giornata verso la notte? Intanto per il talento degli attori

La Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill, in scena da giovedì 25 febbraio fino a domenica 4 febbraio al Teatro Menotti di Milano, è stata definita dalla critica l’opera più autobiografica del drammaturgo americano. Diretto da Arturo Cirillo, interpretato da Milvia Marigliano, dallo stesso regista, da Rosario Lisma e da Riccardo Buffonini, il dramma racconta le dinamiche di una famiglia unita da tristi collanti: rancore, alcol e morfina. Nonostante l’abisso di infelicità in cui ognuno sprofonda, nessuno ha il coraggio di abbandonare una casa che assomiglia a una prigione.

Sulla scena il padre James, un ex-attore ricco ma avaro che si rifugia nell’alcool, la madre Mary, una donna rovinata dalle droghe e che ha paura della realtà, il figlio minore Edmund malato che presagisce la morte, il maggiore James Jr, un alcolista, un fallito.

Perchè vedere la Lunga giornata verso la notte di Eugene O'Neill

Perché vedere la Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill, ovvero l’inferno della famiglia

I coniugi Tyrone e loro due figli sono la rappresentazione teatrale della famiglia dell’autore, che ne proibì la rappresentazione prima della sua morte. Assistiamo alla messa in scena del classico sogno americano: la sua nascita e il suo evolversi verso una conclusione spesso drammatica. Sul palcoscenico si alternano monologhi o scambi di battute tesi a smascherare tutte quelle finzioni che i personaggi tengono vive per non distruggere se stessi e quella famiglia che, pur nella sofferenza, rimane l’unica ragione di vita. La rappresentazione è cinicamente vera ed è questo il punto di forza del testo. Un’opera che va fino in fondo, affrontando il tema della solitudine vissuta all’interno del nucleo famigliare, della sconfitta che si vede inesorabilmente trasformata in fallimento personale e sociale. Persino la cultura si trasforma in un mezzo per ferire e per farsi del male.

Il motivo in più per assistere alla rappresentazione teatrale della Lunga giornata verso la notte è la bravura degli attori. Toccante l’interpretazione di Milvia Marigliano, una delle migliori attrici del panorama italiano, che qui interpreta la madre. Un’attrice che meriterebbe una maggiore attenzione da parte dei registi cinematografici, dove mancano spesso sia ruoli femminili degni di note sia attrici capaci di interpretarli. Sono sempre meno i film italiani che abbiano a che fare con la vita interiore dei personaggi. Forse uno dei motivi per cui il nostro cinema fa fatica a imporsi all’attenzione internazionale. La Marigliano recita con misura una parte difficile da interpretare, riuscendo a fare emergere il lato più tremendo della dipendenza dalle droghe: la perdita del senso della realtà, la costruzione o il recupero nella memoria di un mondo dove nessuno può entrare. Ottima recitazione anche degli attori Rosario Lisma, da Riccardo Buffonini e del regista-attore Arturo Cirillo. Un’interpretazione corale di grande valore.

Dopo aver messo in scena Zoo di vetro di Tennessee Wiiliams e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, il regista Arturo Cirillo conclude con la  Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill la trilogia con la drammaturgia statunitense contemporanea, ricordandoci come il teatro sia quel meraviglioso strumento culturale che ci permette di riflettere sulla vita, sulle relazioni umane, sui sogni, sulle aspettative di tutti noi. Che fine hanno fatto quegli autori capaci di scrivere per il teatro la rappresentazione dei sentimenti umani? Troppo spazio a chi scrive romanzi rosa a sfondo erotico o racconti di azione, senza alcun interesse a descrivere i tormenti dell’animo umano?

LUNGA GIORNATA VERSO LA NOTTE

di Eugene O’ Neill

TieffeTeatro Milano – Milano, Via Ciro Menotti 11 

25 gennaio | 4 febbraio

con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Riccardo Buffonini
scene Dario Gessati
luci Mario Loprevite
regia Arturo Cirillo

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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