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Antonia Pozzi, un premio letterario per ricordare la poetessa “in riva alla vita”

Poesia. Antonia Pozzi, un premio letterario:” Voci di un eterno dire” per promuovere la poesia come mezzo espressivo e per fare conoscere giovani e giovanissimi poeti, richiamando la figura della poetessa“in riva alla vita”.

Antonia Pozzi, figlia di un importante avvocato milanese e della Contessa Lina Cavagna Sangiuliani, ha una grande passione: la poesia e un grande amore nei confronti del suo docente di Latino e Greco Antonio Maria Cervi. Non è un amore adolescenziale, la storia con Antonio è travolgente. L’amato è descritto come una “gran fiamma dietro una grata di nervi, un’anima purissima anelante”. La loro storia d’amore non è accettata dal padre che la trova sconveniente. Dopo il trasferimento a Roma di Antonio Maria, il rapporto prosegue per via epistolare, fino a interrompersi nel 1933. Iscrittasi alla facoltà di Lettere della Statale, frequenta i corsi del filosofo Antonio Banfi ed entra nel suo “circolo”. Le sue poesie non sono apprezzate, tanto che le viene consigliato di dedicarsi al romanzo storico.

Antonia non ama i salotti borghesi, preferisce il contatto con la Natura, le passeggiate nella pianura lombarda. Cerca di sfuggire alla depressione,  cercando rifugio nella poesia. A 26 anni viene trovata agonizzante nel prato antistante la Chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle. Muore in ospedale il giorno successivo. Nel suo biglietto di addio ai genitori parla di «disperazione mortale», ma la famiglia preferisce negare il suicidio, attribuendo la morte a polmonite.

La poesia di Antonia Pozzi

Tutte le sue opere sono state pubblicate postume. Famelici aveva intervistato Padre Elia Spezzano, Monaco Cistercense dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano, che ci aveva parlato del suo rapporto con una figura femminile che ha segnato indelebilmente il suo sentire poetico e ha anche un po’ modificato il suo ascolto verso le giovani donne che chiedono di essere soccorse o sostenute.

“Sentire, leggendolo, il grido silenzioso di una giovane che ha scelto la forma poetica per esprimersi, mi ha fatto crescere molto come sensibilità poetica e in un certo senso mi ha fatto prendere in carico questa vicenda e questa ragazza; ho avvertito la necessità, l’urgenza di trasferire quello che una giovanissima poetessa dei primi del’ 900, che forse non ha trovato aiuto o sostegno nei circoli culturali che frequentava, nonostante provenisse da una famiglia molto borghese, potesse lasciare come testimonianza dello smarrimento e della solitudine provati; è una sorta di insegnamento per noi che ci confrontiamo tutti i giorni con giovani che presentano lo stesso disagio. In effetti è un dolore che sento tutt’ora espresso dai ragazzi e dalle ragazze che entrano in dialogo con me, in confessione per esempio. Quello che mi ha investito come responsabilità e dovere, mi proviene dall’avere in qualche modo “capito” Antonia e quindi cerco veramente di mettermi al fianco di una fragilità, che è quella che mi ha ben trasmesso la Pozzi, e nello stesso tempo cerco di camminare insieme a questa fragilità sensibile che può dire molto a noi uomini di oggi, e forse può indicarci la strada da percorrere, il dove andare per vivere in pienezza la nostra umanità”.

Vi proponiamo una poesia di Antonia Pozzi scritta nel 1938, quando le leggi razziali fasciste colpiscono alcuni dei suoi amici. La poetessa scrive, tristemente, allo scrittore Sereni: “l’età delle parole è finita per sempre”.

Anima, andiamo. Non ti sgomentare
di tanto freddo, e non guardare il lago, s’esso ti fa pensare ad una piaga
livida e brulicante. Sì, le nubi
gravano sopra i pini ad incupirli.
Ma noi ci porteremo ove l’intrico
dei rami è tanto folto, che la pioggia non giunge a inumidire il suolo: lieve, tamburellando sulla volta scura,
essa accompagnerà il nostro cammino. E noi calpesteremo il molle strato d’aghi caduti e le ricciute macchie
di licheni e mirtilli; inciamperemo
nelle radici, disperate membra brancicanti la terra;

ci addosseremo ai tronchi, per sostegno; e fuggiremo. Con la piena forza
della carne e del cuore, fuggiremo: lungi da questo velenoso mondo
che mi attira e respinge. E tu sarai,
nella pineta, a sera, l’ombra china
che custodisce: ed io per te soltanto, sopra la dolce strada senza meta, un’anima aggrappata al proprio amore.

Antonia Pozzi, un premio letterario

Per ricordare Antonia Pozzi è stato organizzato un Premio Letterario: VOCI DI UN ETERNO DIRE, riservato alla poesia. Durante la sua presentazione verranno comunicati i nomi dei giurati e le regole del bando del Premio.

Sarà l’occasione per conoscere i dialoghi e le poesie di Antonia, ad 80 anni dalla sua prematura scomparsa. Grazie al lavoro artistico de I POETICANTI potremo ascoltare i versi della poetessa e comprendere la sua vita artistica e quotidiana in quel di Milano, farci accompagnare nelle sue scalate in solitaria sui monti vicino a Pasturo, e visualizzare le sue foto e gli animali che tanto amava.

Coordinerà l’incontro Luisa Cozzi, tra gli ospiti attesi: Guido Oldani, Marta Menegon, Giovanni Gazzaneo, Giorgia Sarti, Mauro Ferrari, Anna Ardissone,Cristina Daglio, Sofia Francescutto, Padre Stefano e Padre Elia dell’Abbazia di Chiaravalle, Suor Onorina Dino, depositaria del testamento artistico di Antonia Pozzi.

Quando e dove

Martedì 25 settembre ore 18,30 Clubhouse Brera – Foro Bonaparte 22
E’ gradita la registrazione all’evento: https://goo.gl/zRt87F

Famelici ci sarà, vi aspettiamo!

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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