Milano è la capitale dell’aperitivo che non è più solo una moda ma un vero stile di vita, che ha generato la cocktail economy. Ora con il propagarsi del Coranavirus sono state imposte limitazioni d’orario all’apertura di bar e pub e così il milanese e chi viene nel capoluogo milanese si trova privato di un rito consolidato.
I bar sono chiusi per limitare il rischio di contagio da coronavirus dalle 18 alle 6 del mattino. Insieme ai teatri, ai cinema, ai musei sono rinviati a data da destinarsi tutti quegli «eventi» che hanno reso Milano una meta cool.
Quanto durerà il provvedimento restrittivo? Non è dato sapersi. Si spera una settimana, ma potrebbe prolungarsi per 10-15 giorni. Tutti disperati? Forse tornerà in voga la vecchia abitudine di trovarsi in casa, organizzando aperitivi o cene. Forse si tornerà alla vecchia socialità.
Le origini del rito dell’aperitivo: da Torino a Milano
Il rito dell’aperitivo in realtà nasce a Torino ai tempi di Cavour con il vermouth. La risposta meneghina non si fa attendere. Ausano Ramazzotti con il suo amaro alle erbe e successivamente Gaspare Campari con il suo bitter dal colore rosso fecero di Milano un luogo dove era piacevole bere un aperitivo prima di cena.
A Milano piombano con i loro zang, tumb, tumb i futuristi. Si preferisce l’italiano ai termini stranieri, sulle vetrine dei bar compare il cartello “Qui si beve”. Si rivisitano le ricette, si scelgono bevande italiane. Si univano insieme cibo e polibibite (bandito il termine cocktail): datteri, pistacchi, banane, acciughe, cioccolato. Diventarono locali trendy Caffè Centro, Savini, Camparino, Cova e nel dopoguerra il Jamaica.
Negli anni 60/70 è il Bar Basso a diventare il locale dei cocktail. Qui nacque il Negroni Sbagliato, il Rossini, il Perseghetto, il Mangia e Bevi, serviti con patatine e olive.
Gli anno 80/90 sono gli anni della Milano da bere. I bar iconici? Gin Rosa, Bar Savini e Bar Cavour. E negli anni 90 nacque l’happy hour, che divenne in breve tempo l’ape-cena.
E nel 2000? Si ritorna alla ricerca della qualità. Tornano di moda l’amaro, il vermouth, i classici della miscelazione come Negroni, Americano, Martini. Diventano sempre più rari i buffet pantagruelici, saper scegliere il cocktail si trasforma in status symbol. Si diffonde il concetto di food pairing, si abbinano piccoli piatti gourmet e ricercati. Vince la sperimentazione, prendendo in prestito tecniche culinarie, approfondendo lo studio delle erbe e botaniche. L’egemonia del gin viene contrastato dalla proposta di antiche ricette recuperate e rivisitate.
E ora? Per qualche tempo dovremo forse abbandonare il rito nei locali, ma lo potremo riproporre in casa con amici, magari rivedendo un film. Famelici vi aiuta, proponendovi un film e un cocktail.
Bubbles Negroni
Ispirato a ‘Odio l’estate‘ di Massimo Venier, con Aldo Giovanni e Giacomo, 2020
Barman: Andrea Pomo, bartender del The Jerry Thomas Speakeasy di Roma, classificato al numero 50 della classifica The World’s 50 Best Bars 2019
Ingredienti
45 ml Crocodile Gin
30 ml Vermouth Del Professore Classico
25 ml Bitter Del Professore
45 ml infuso Lemon Grey (tè nero a base di pompelmo e limone)
7.5 ml succo di melograno chiarificato
2 drops di soluzione salina
1 scorza di pompelmo
Bicchiere: Collins
Garnish: peel di pompelmo
Preparazione
Miscelare tutti gli ingredienti, tranne la scorza di pompelmo e raffreddare fin quasi al punto di congelamento. Applicare la carbonatazione a 2.9 bar di pressione. Versare in un bicchiere collins ghiacciato con ghiaccio chunk e spremere la scorza di pompelmo sopra il drink.
Ispirazione
Un vero proprio twist on classic! Andrea Pomo ha voluto reinterpretare un grande classico intramontabile come il Negroni, IL Fenomeno Italiano. Lo ha scelto perchè tre sono gli ingredienti che hanno creato questo drink unico, come tre sono i comici che hanno creato a loro volta una comicità unica.
Il drink è una semplice rivisitazione del Negroni che si basa sul terroir e la stagione durante la quale è stato ambientato il film: l’estate. Quindi, un drink fresco e con prodotti freschi. Tutto nasce nel The Jerry Thomas Speakeasy, primo ‘secret bar’ italiano, nato a Roma una decina di anni fa con l’idea di riportare alla luce uno stile di miscelazione ormai dimenticato.
Foto barman photo credit: Alberto Blasetti.
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