in

Shrinkflaction: un termine che nasconde una strategia… torbida

Confezioni più piccole, prezzo invariato, ecco cos’è lo Shrinkflaction. Un modo furbo per trarre in inganno il consumatore più distratto.

Le associazioni dei consumatori, tra le quali Altroconsumo, hanno portato in evidenza lo shrinkflaction, una pratica che, se illegale non è, di certo è assai furba. Il termine Shrinkflaction è la congiunzione di due parole inglesi che equivalgono a “contrazione e rincaro”. Si tratta di un processo di riduzione di quantità del contenuto nelle confezioni dei beni di largo consumo, rispetto al prezzo che rimane invariati se non, in alcuni casi, lievemente aumentato.

Ha origine dall’aumento dei costi delle materie prime, in primis dei carburanti e dell’energia, che hanno causato un inevitabile rincaro dei costi di produzione in tutti i settori e mercati. I cosiddetti “caro carburante” e “caro bollette”, ad esempio, ricadono su i costi del prodotto finale e,quindi, in ultima istanza, sul consumatore. Il governo, preso atto che il prezzo della benzina e del gasolio, come anche del gas e di tutti i combustili, avevano assunto aumenti vertiginosi ed ingiustificati, è intervenuto (seppur tardivamente) con una riduzione delle accise.

famelici Shrinkflaction

Come nasce il fenomeno dello Shrinkflaction

La situazione di emergenza causata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina ha fatto sì che l’industria abbia rivisto la politica dei prezzi, aumentando il costo dei prodotti per i consumatori. Ecco come nasce il fenomeno chiamato Shrinkflaction. Si tratta di una strategia di “inflazione nascosta” praticata su qualunque tipo di bene, anche e soprattutto, su quelli di prima necessità. Si parla di pane, di pasta, di acqua e di tutti i prodotti quotidianamente comprati, presenti e consumati in ogni casa, da ogni famiglia. Il ridimensionamento del potere d’acquisto del consumatore, già provato dalla crisi e da un reddito fermo al palo da anni, doveva apparire il meno impattante possibile.

Strateghi del marketing hanno ideato così lo Shrinkflaction. Un modo furbo per fare credere ai consumatori che i prodotti sullo scaffale dei supermercati non abbiano registrato aumenti. In realtà la storia è tutt’altra. Non è la confezione a costare di più, è il suo contenuto ad essere ridotto. Simpatico il giochino, no? Metti nel carrello una confezione di crackers? Costa uguale, ma ce n’è meno. Aggiungi la solita tua bottiglia di bevanda preferita? Non è aumentata, ma contiene 0,75 cl, anziché 1 litro. La stessa cosa per il pacco di biscotti, lo snack, le patatine e tutte quelle confezioni di prodotti che amiamo e che, magicamente, terminano velocemente. Ci chiediamo “ma stiamo mangiando di più?”, la risposta è no, stiamo mangiando come prima, hanno semplicemente ridotto la quantità per ogni confezione. Dichiarandolo ovviamente sull’etichetta!

Questa pratica interessa solo i prodotti alimentari? Assolutamente e ovviamente no. Anche i prodotti per la pulizia della casa e dell’igiene personale rientrano in questo marchingegnoso fenomeno. Con un’aggravante che rende ancor peggiore la strategia dello shrinkflaction. In questi casi, molte volte la confezione rimane esattamente la stessa, per formato e dimensioni, pur contendendo meno prodotto. Così la vendita di flaconi aumenterà, con un consumo di plastica maggiore. Aggiungendo danno a danno.

Il Centro Consumatori di Amburgo ha sottoposto ad un controllo del peso alcuni snack quali Smarties, Kit Kat e Lion della Nestlé potendo verificare in tutti i casi una diminuzione del peso delle confezioni mentre il prezzo di vendita è rimasto invariato. Altri brand che per certo praticano questa strategia sono la Bistefani per i suoi biscotti, i filetti Kindus e gli yogurt Yakult. L’aumento praticato, secondo i calcoli usciti dall’indagine effettuata dal Centro Consumatori di Amburgo, varia dal 15 al 25%.

Questa tecnica porta all’azienda due benefici:

  • Consente di fidelizzare il cliente che acquista il prodotto, convinto di pagarlo sempre allo stesso prezzo.
  • Fa ricadere sui suoi prodotti la scelta del consumatore.

Una pratica “sporca” o, per essere più morbidi, piuttosto torbida, sia in una logica concorrenziale, sia in chiave trasparenza, poiché si propone al consumatore con una veste “mascherata”.

famelici Shrinkflaction

Cosa scegliere? Come non cadere nel raggiro?

Non è facile muoversi tra le insidie portate nel mercato dallo shrinkflaction. Tuttavia proviamo a trovare qualche soluzione, almeno per limitare i danni. Un primo consiglio è fare una ricerca sul web per capire quali sono le aziende che maggiormente praticano questa strategia per evitare l’acquisto dei loro prodotti ed orientarsi su altri, magari mai acquistati prima, ma che poi potremmo scoprire altrettanto validi e più convenienti di quelli finora preferiti.

La soluzione che famelicamente consigliamo, in nome di #famedivero, è di scegliere prodotti artigianali, di piccole realtà imprenditoriali, di aziende locali, quei brand che hanno nella qualità e nella trasparenza un livello ed uno standard di grande valore. Informiamoci sulle marche meno note, sui prodotti di aziende locali, indirizziamoci su brand che non sono mai rientrati nelle nostre scelte e proviamo a cambiare.

Ecco dove sta una delle soluzioni: cambiare abitudini di consumo. E’ vero, siamo abitudinari, fedeli alle solite confezioni perchè orientati e indotti dalla comunicazione, dalle campagne pubblicitarie, dalle strategie di marketing. Usciamo da questo “indottrinamento commerciale” e guardiamo oltre. C’è tanto e, spesso, di meglio.

Torniamo indietro di 30/40 anni e riscopriamo le botteghe di quartiere, i panifici, le drogherie, gli spacci aziendali, i piccoli negozi di alimentari sotto casa. Qui, superata la porticina spesso semplice e senza pretese, c’è la signora che dietro il banco ci serve i prodotti che lei stessa ha scelto per casa sua e per noi, o il bottegaio che ogni mattina alza la saracinesca e che conosce tutto e tutti del nostro quartiere.

Sicuramente non troveremo la moltitudine di prodotti della grande distribuzione, ma quanto basta c’è e, soprattutto, troveremo al loro posto il sorriso sincero, la chiacchiera, quel senso di vicinanza che è andata perduta nella “società della fretta”, del “siamo sempre in ritardo”, della spersonalizzazione. In questi piccoli, semplici ed essenziali locali lo shrinkflaction ha meno chance, perchè troveremo il pane fresco, la pasta artigianale, la torta fatta in casa e tante altre produzioni che pagheremo un prezzo visibile e sincero. Qui dentro i giochini del potere industriale e del marketing spietato trovano meno agio, sostituiti dalla bontà e dalla trasparenza. Cambiare le abitudini, lo abbiamo detto, è cosa difficile, ma in alcuni casi vale la pena provare. Tornare indietro è sempre possibile.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Written by Roby Rossi

Vivo da emigrato dalla nascita, da lombardo a emiliano, da trentino a sardo, con lo zaino in spalla, quando non lo dimentico da qualche parte. Dimentico cose con la stessa facilità di infilarsi le infradito! Sarà perchè, come mi dicono fin da piccolo, ho la testa tra le nuvole. E, forse anche per questo, viaggio con il naso all'insù, alla ricerca di quella testa volante...

villa taranto sul lago maggiore, un giardino botanico da non perdere

Villa Taranto, una meraviglia della natura

Crudismi: storia di una nuova tendenza

Come congelare il cibo per evitare sprechi