Sarà possibile per i rider ottenere condizioni di lavoro dignitose? Nelle ultime settimane sono scoppiate le proteste dei rider italiani. A Milano, Torino, Bologna, lo scorso week end, hanno chiesto di non ordinare a domicilio cibo per appoggiare la loro lotta
Sarà possibile per i rider ottenere condizioni di lavoro che non prevedano lavoro a cottimo, sfruttamento e paghe misere? La miccia che ha fatto esplodere la giusta protesta dei rider nelle principali città italiane è stata una firma. Il 3 novembre Assodelivery, di cui fanno parte Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat e Social Food, ha reso noto di aver firmato con il sindacato Ugl un accordo che i lavoratori dovevano accettare, pena il licenziamento.
Le legittime proteste hanno spinto Just Eat Italia a rompere il fronte e ad annunciare che i riders iscritti sulla loro piattaforma sarebbero stati assunti con un contratto di lavoro dipendente seguendo il modello, già adottato in Germania e Danimarca, chiamato Scoober. Entro il 2021 i 3000 rider vedranno avverarsi un sogno: l’assunzione concessa dopo un percorso di formazione. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo prende una posizione vicina ai rider denunciando che l’accordo entrato in vigore viola la legge 128 del 2019, approvata per dare più tutele ai lavoratori della gig economy. Vedremo che cosa succederà nelle prossime settimane.
E c’è chi tenta il delivery etico: Consegne Etiche
Un modello etico anche per le altre città? La grande differenza con le grandi piattaforme è evidente nel compenso 9 euro netti l’ora contro 5,5 lordi.
A Bologna, per contrastare lo sfruttamento, nasce Consegne Etiche per dare vita ad un delivery che non sia una forma di sfruttamento. Consegne Etiche è il risultato della fusione di due cooperative Dynamo e Idee in movimento, con la collaborazione del centro universitario AlmaVicoo nell’ambito di un progetto coordinato da Fondazione per l’Innovazione Urbana e Comune di Bologna. La sperimentazione di consegne etiche a Bologna è partita a ottobre. Ad oggi aderiscono tre mercati (via Vittorio Veneto, Mercato Albani, Mercato Ritrovato e Coop Alleanza 3.0), le biblioteche, l’Associazione Panificatori e una pizzeria.
Quali sono i punti che sono alla base di un comportamento che difenda i diritti dei riders? Garantire un compenso equo e dignitoso; tutelare il diritto alla salute e alla sicurezza; evitare ogni forma di malsana competizione tra lavoratori, raggiungere l’obiettivo dell’assunzione. La tutela del rider è anche paradossalmente la difesa dei diritti dei ristoratori. Ricordiamo che le piattaforme trattengono circa il 30% del loro guadagno.
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