Il 29 settembre è la Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari: sapete quanto cibo viene gettato nella spazzatura e il relativo costo sulla salute del nostro Pianeta?
L’Italia sembra aver imparato la lezione: stop allo spreco alimentare. Ce lo rivela un dato emerso dalla ricerca Ipsos e Waste Watcher. Gli italiani gettano nella spazzatura 529 grammi di cibo a testa nell’arco di una settimana, seguiti dalla Francia (672 grammi) e dalla Spagna (836 grammi). Ma questo non basta, dobbiamo fare più attenzione a ciò che compriamo e soprattutto imparare a leggere le date di scadenza, se vogliamo salvaguardare la salute del nostro Pianeta. Purtroppo nell’immondizia finiscono soprattutto generi alimentari come frutta, verdura e pane.
Il primo rapporto globale sul rapporto fra cibo e spreco presentato da Ipsos e Waste Watcher, in occasione della Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari del 29 settembre, ci offre dati che evidenziano quanto siamo ormai diventati consapevoli del problema. Basta? No, il primato conquisato ci deve spingere a cambiare ancora di più i nostri comportamenti alimentari.
Il peccato mortale dello spreco alimentare
L’Onu ha recentemente lanciato un grido d’allarme: ogni anno nel mondo viene sprecato quasi un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto. Uno spreco che va dalla produzione alla distribuzione fino al consumo. Con la stessa quantità di cibo gettato via si potrebbero sfamare 730 milioni di persone e contrastare in modo efficace la fame nel mondo.
Non basta solo la consapevolezza e la lotta allo spreco alimentare, serve anche tanta ricerca. Come ha sottolineato il ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli: “accanto alle attività di riuso, riciclo, economia circolare e donazione agli indigenti delle derrate agroalimentari, le ricerche sono fondamentali per verificare se le politiche attuate funzionano, specie nell’ottica di raggiungere l’obiettivo Fame Zero“.
Il costo dello spreco alimentare non è solo etico, ma anche ambientale come dimostrano fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e devastanti. Gettare via il cibo significa sprecare le risorse necessarie per produrle, soprattutto sfruttiamo acqua e suolo, provocando emissioni di carbonio.
Potremo continuare a mangiare la carne rossa come oggi?
Tra gli sprechi, il consumo di carne rossa è quello che maggiormente incide sulle emissioni di carbonio, con oltre 5 chili di emissioni di carbonio necessari per solo 100 grammi. La coltivazione della lattuga ne richiede 17! La soluzione sembra facile: sostituiamo la carne con la verdura. Non è la scelta vinvente. Se si sprecano 1000 tonnellate di lattuga e 5 tonnellate di carne, la lattuga determinerà un’impronta di carbonio più elevata. Al momento la cosa più semplice è evitare di sprecare, scegliendo i cibi con minore impatto sull’ambiente.
Il Direttore scientifico di Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero, ordinario di Politica agraria internazionale all’Università di Bologna, a conclusione della presentazione della ricerca, consiglia di seguire la Dieta Mediterranea. I comportamenti etici nascono anche nel momento in cui decidiamo che cosa acquistare e cucinare.
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