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Negozi di quartiere: la riscoperta sotto Covid

Negozi di quartiere: al centro con i mercati all’aperto e la spesa KM zero

Negozi di quartiere di prossimitàSia chiaro che noi di Famelici non amiamo le risposte semplici di fronte alla complessità che la società italiana deve affrontare, nessuna bacchetta magica, dunque e riteniamo i miracoli molto rari. Certamente, la riscoperta dei negozi di quartiere (la ricerca firmata Osservatorio Fida-Confcommercio dice che nel settembre 2020 un esercizio commerciale su due ha aumentato la clientela), è un’evidenza importante che non deve essere messa in competizione, per esempio, con il ruolo della GDO: nel nostro Paese la differenziazione è ricchezza, non siamo un popolo amante della ricetta unica, bensì grandi follower delle mille personalizzazioni.

Anche dalla ricerca Mastercard si evidenzia come la pandemia da Coronavirus lascerà in eredità un senso di comunità che non andrà perso. Questo è quanto emerge da una ricerca Mastercard condotta a livello europeo in luglio 2020 e che sottolinea il ruolo chiave delle piccole attività commerciali locali in tempi di Covid-19. Naturalmente la differenza con il resto d’Europa c’è e si vede: il 70% degli acquirenti italiani (vs il 61% degli europei) ha dichiarato di essere più propenso a effettuare le proprie spese quotidiane all’interno del proprio quartiere, con l’obiettivo di supportare i negozi locali nella ripartenza. Ciò ha portato alla scoperta di nuovi negozi e fornitori in cui mai prima del Coronavirus ci si era imbattuti (gli italiani al 40% e gli europei al 34%). Ma ben più importante è che sia i cittadini italiani che quelli europei sono decisi a mantenere questa abitudine nel prossimo futuro.

I negozi e l’innovazione: consegne a domicilio, asporto, spesa online

Certamente l’emergenza sanitaria ha dato grande impulso ai processi di innovazione nel settore e sviluppato la creatività nella ricerca di soluzioni alternative: i negozi questa volta non si sono fatti trovare impreparati. A questo riguardo ecco una serie di dati importanti che riguardano le imprese della distribuzione alimentare al dettaglio che in Italia sono oltre 140 mila: il 40,7% ha iniziato a fare consegne a domicilio, il 32,2%, di quelle che già lo facevano, ha intensificato questo servizio e il 14,2% ha attivato servizi di asporto. Sul versante digitale crescono le imprese che hanno avviato servizi che prima non offrivano come la prenotazione spesa online (per il 13,1%), tramite Social Network (per il 9%), il click & collect (per il 7,1%) e la vendita per mezzo di piattaforme online (per il 4,7%).

Siamo certamente di fronte ad un mutamento epocale che smarca tendenze già manifeste ma non ancora consolidate: su questa lunghezza d’onda c’è “vicinato shop”, la piattaforma per la vendita online del commercio locale nato a Varese, un progetto pilota per almeno 200 attività le quali avranno anche un contributo per la spedizione. Anche la grande distribuzione si muove nella direzione del “negozio di quartiere”, intensificando gli investimenti. Un caso è quello di Esselunga, che a giugno ha inaugurato il secondo store “laEsse” a Milano, una nuova proposta di negozio “di vicinato” per pasti rapidi e piccole spese come fa anche Supermercato24 che lancia “Locale by Supermercato24”. Addirittura Eni con il progetto “Eni Emporium”, prevede l’integrazione di nuovi servizi in alcuni dei 600 Eni Café già presenti nelle Eni Station di tutta Italia.

 

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