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Cibo amico dell’ambiente: etica e cibo, ecco il nuovo trend alimentare 2018

Etica e cibo, la nuova frontiera

É possibile conciliare cibo e sostenibilità? Occorrono risposte motivate e soprattutto saper accettare nuove sfide. Vi proponiamo un viaggio nel futuro, forse meno lontano di quello che pensiamo all’insegna di una certezza: il cibo amico dell’ambiente è una possibilità reale. Non c’è giorno che non sentiamo parlare di ecosostenibilità, spesso in termini vaghi, talvolta come se fosse un’espressione salvifica che ci porterà fuori dal tunnel della crisi. Forse è giunto il momento di cominciare a riflettere seriamente. E a valutare costi e benefici.

Quali sono le sfide a cui dovremo rispondere? Come scegliere le materie prime, quali condizioni di lavoro proporre, come trasportare i prodotti, come evitare sprechi, come risparmiare energia e come regolare i rapporti di lavoro in modo etico di fronte alle nuove sfide della flessibilità. Vi proponiamo alcuni temi di riflessione. Con un’avvertenza: si può salvare il mondo anche scegliendo quali cibi proporre, come produrli e come venderli.

Cibo amico dell’ambiente, ovvero etica e cibo insieme

Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, intitolò, nel 2005, uno dei suoi primi libri sulla sostenibilità: “Buono, pulito e giusto”. Lui e il suo movimento sono stati i primi a sottoporre all’attenzione di tutti le tematiche legate all’etica nel campo della produzione e del commercio nel settore dell’agroalimentare.

I temi proposti tanti anni fa da Petrini sono ora di drammatica attualità. Vi è, soprattutto, una contraddizione da superare: lusso e artigianalità hanno spesso coinciso, destinando così il prodotto seriale, a basso costo, alla maggior parte dei consumatori. Inoltre, in tempi recenti, si è cercato con esasperazione l’artificiale, la novità senza indagarne né l’utilità né la salubrità. La stessa conservazione della tradizione era costosa perché fatta senza programmazione od equità nella redistribuzione dei guadagni. La ricerca di scelte ecosostenibili non è facile, proprio perché si muove all’interno di tutte queste contraddizioni.

  • Come poter preservare risorse, produrre a basso impatto ambientale e sociale, riciclare, evitare sprechi, quando l’agricoltura e la trasformazione delle materie prime spesso non si sono mai poste il problema della salvaguardia dell’ambiente?
  • L’agro-industria ha decretato la scomparsa di molte colture produttive, privandoci di saperi e sapori. La varietà rischia di scomparire, in nome di che cosa?
  • Quanto si spreca?
  • Come promuovere il lavoro nelle zone più povere del pianeta e assicurare che non ci sia sfruttamento?

La rivoluzione ecologica non riguarda solo chi produce, ma anche chi progetta, chi coltiva, chi confeziona, chi trasporta, chi vende e chi compra.

cibo amico dell'ambiente. Scelta etica

L’epoca del consumo sfrenato, dell’acquisto compulsivo, che ha contribuito a fare crescere una generazione “usa e getta”, sembra finita. Anche il lusso conoscerà nuovi status symbol legati alla ricerca dell’eccellenza, della lentezza, del recupero del rapporto con la natura. Oggi, al di là della crisi, si acquista con maggiore ponderazione, con più attenzione. É cambiato l’atteggiamento psicologico, si ricerca la durata emozionale lunga, durevole.

Dal “tutto e subito” al “buono, pulito e giusto”

Il “tutto e subito” è fuori moda. Come ci ricorda Carlo Petrini nel suo libro “Buono, pulito e giusto”: “Oggi gli studi sugli effetti degli aromi e degli altri prodotti chimici hanno cominciato a rischiarare quello che pareva un cielo buio e impenetrabile; ingerire questi prodotti, anche se in microscopiche quantità ma in modo continuativo per tutta la vita, ci sottopone a un’altra forma di inquinamento i cui effetti rimangono ancora del tutto non chiariti.

Cibo amico dell'ambiente. Etica e food.

Si parla di aumento delle allergie, piccoli, grandi e grandissimi avvelenamenti, anche se di rado mortali, di sostanze cancerogene scoperte dopo anni che venivano consumate tranquillamente e senza limiti. Quel che è certo è che questi composti rischiano di assuefare il senso del gusto; alzano la soglia dei nostri sensi facendoci sembrare i prodotti naturali poveri dal punto di vista organolettico e omologano i sapori privandoci della gioia di assaggiare la diversità naturale, varia, ricca e molto gratificante per il palato.

A livello culturale, poi, gli additivi nel piatto hanno trasformato il sapore in uno strumento di marketing, tanto che si può parlare di vero e proprio “design alimentare”, che costruisce il gusto di un prodotto e il prodotto stesso a partire dalle ricerche di mercato, vi adatta un processo produttivo industriale e poi sceglie la materia prima che conviene economicamente”.

Sostenibilità ambientale e sociale: la nuova frontiera

La sostenibilità è anche umana, per cui chi produce deve anche impegnarsi a rispettare le condizioni di lavoro e dei salari nei paesi terzisti. In realtà ci sono alcune aziende che hanno già fatto proprio questa convinzione. Si tratta di aziende che sentono la responsabilità di essere ecofriendly in ogni fase della filiera.

Che cosa significa essere ecofriendly? Occuparsi dell’ambiente, ragionare sull’impatto sociale, utilizzare energie pulite, cercare l’ eco compatibilità dei locali (consumi energetici, materiali impiegati nei negozi…), accettare la responsabilità del riciclo. Ci sono aziende sensibili che dichiarano piani pluriennali per controllare al massimo la filiera, attraverso la scrittura di protocolli, codici di condotta, verifiche con ispezioni, in modo da assicurarsi che condizioni di lavoro e salari siano adeguati. Per queste aziende il lavoro non è facile, anche perché spesso si devono scontrare con leggi di paesi dove vigono leggi ingiuste, guerre o addirittura forme “mafiose” di gestione delle ricchezze del territorio.

Il nostro Pianeta ci ringrazierà!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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