in

I dieci trend del cibo per il 2016, veri?

I dieci trend del cibo per il 2016. E’ l’occasione – siamo a novembre 2016, quasi a fine anno – per vedere se le previsioni ci azzeccano! Lucie Green, direttrice internazionale di JWT Innovation, ha stilato per Marketing Magazine – all’interno dei 100 mega trend – i dieci trend del cibo 2016, eccoli.

  • Natural junk, il cibo spazzatura si trasforma puntando sulla naturalità. I brand stanno facendo di tutto per reinventare il “comfort food” nella prospettiva dei desiderata dei clienti, concentrandosi sugli ingredienti naturali.
  • Nuovi onnivori che trovano alternative alla carne. L’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha certamente prodotto i suoi frutti ma quello a cui stiamo assistendo è un processo molto più composito, iniziato molto tempo fa, che trova ora una valida conferma nelle ricerche: il 60% dei Millennials (nati fra gli anni ‘80 e i primi ’90), cerca e mangia cibi alternativi.
  • Prodotti “secondari”, da scarto a nuove pietanze. L’abitudine di buttare gli alimenti si trasformerà in una opportunità per confezionare nuove pietanze. In molti ristoranti di livello si è già affermato questo trend ma anche la White Moustache, una società newyorkese di yogurt, sfrutta ad esempio gli eccessi generati dal processo produttivo per creare una bevanda probiotica salutistica.
  • Nuovi sapori. Cambiano i gusti e di conseguenza i sapori. Dalle carote alle barbabietole, prodotti una volta inavvicinabili, finiranno invece per mixarsi; oppure zuppe di spinaci e mango o soup di chili e anguria. Scaldare il palato, prego!
  • Cocktail inalabili anziché bevibili. Inalare anziché bere? Beh, perché no? E’ una pratica forse ispirata alla crescita di popolarità, negli ultimi anni, della cannabis nei vaporizzatori, una metodologia che offre ovvi vantaggi sia per i consumatori ri-creazionali, che, specialmente, per gli utenti nella versione medicinale. Dunque appuntamento in una nuvola di gin tonic magari al Bompas & Parr di Londra?
  • Cocktail e fermentazione. Il mondo dei cocktail è sempre stato uno dei più innovativi e creativi nell’universo del food & beverage. Ed ecco qui che il procedimento sempre più usato riguardo gli alcolici è la fermentazione. Al Dandelyan di Londra con pesche fermentate mentre a Parigi, al Little Red Door, con sciroppi di frutta fermentata.
  • Alghe. Olii e altri derivati si trovano già in pole position ed in commercio in molti Paesi grazie agli aspetti positivi delle alghe (dal basso livello di grassi alle proteine fino al prezzo). Comunque, grazie alla cucina orientale, è ormai già una consuetudine affermata.
  • Utilizzo di ingredienti antichi. Sono già sulle nostre tavole quei cibi antichi, non raffinati e non compromessi da procedimenti chimici e industriali, che continueranno a raccogliere un certo successo finendo in prodotti di ogni genere, non solo i cereali: dalle radici peruviane alla lucuma, dall’amaranto all’ortica.
  • Gli chef diventano maître à penser e leader contemporanei. E’ sotto gli occhi di tutti questa trasformazione alchemica: si è iniziato a definirli cuochi, poi chef, poi Star ed ora sono diventati i nuovi maître à penser, cioè i potenti leader contemporanei. E’ il ruolo del cibo stesso, che per fortuna non si è trasformato in una sequanza di pillole come la fantascienza degli anni ’60 presagiva, ad aver acquisito aspetti legati alla sostenibilità, all’etica, alla produzione, al rispetto del pianeta ma soprattutto ad avere riscoperto un ruolo primario come punto di riferimento delle nostre radici socio-culturali. Insomma non solo alimento. Quindi, da emuli delle rockstar, gli chef si avvicineranno all’identikit di maestri di pensiero, moderni stregoni punto di riferimento per le proprie tribù. Esempi? Tanti: Jamie Oliver promuove la tassa sullo zucchero; gli chef Roy Choi e Daniel Patterson hanno creato una catena di fast food salutari, LocoL, per famiglie a basso reddito; Bottura è diventato driver della mensa per i poveri di Caritas, con gli scarti di Expo.
  • Cachaça. Diffusione della cachaça grazie alle Olimpiadi in Brasile. Mah, se c’è ancora non si è vista in grandi numeri, esploderà nel 2017?

Diciamo che 7 su 10 sono stati azzeccati: è ovvio che, per esempio, la cachaça ha avuto un suo rilievo durante lo svolgimento delle Olimpiadi seguendo le parole chiave “itinerari-drink-olimpiadi” ma proprio dire che ci sia stata una diffusione internazionale ci sembra eccessivo. Riguardo a questa bevanda simbolo dei carioca, abbiamo il ricordo di un suo grande estimatore, l’ala Garrincha, tutto “dribbling, amor, futebol e fantasia”. Una vita popolata di donne (centinaia), figli (decine), bicchieri di cachaça (migliaia) e dribbling (milioni).

Il cibo, comunque, siano esatte le previsioni o no, è ormai indissolubilmente legato alla sostenibilità, all’etica, alla produzione, al rispetto del pianeta, influenzando cultura, abitudini e decisioni politiche, ecco cosa emerge dai “Dieci trend del cibo per il 2016”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Loris Mozzini

A tavola con Loris Mozzini: il signore della cucina rinascimentale

Internet of Food: lo chef diventa 4.0 si parla di food Start up e techno food

Internet of Food: lo chef diventa 4.0