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Food Restart e crisi economica

Food Restart: una ricetta molto composita per uscire dalla crisi economica

In questo articolo parliamo di crisi economica e di idee per affrontarla, iniziando con una premessa molto importante: a sintetizzarla è Beppe Vacca, politico, filosofo e storico italiano: Smettiamo di pensare che la spaventosa recessione che ci è piovuta addosso sia solo il frutto della pandemia che tormenta questo sfortunato 2020. Non è così: la caduta del ciclo economico è prima di tutto il risultato dell’inadeguatezza con cui è stata affrontata la crisi mondiale precedente, quella del 2007-8, quando ci si è ben guardati dal mettere in discussione le origini della crisi e le storture del modello di sviluppo, che ora presentano di nuovo il conto”.

Il parere del Vacca è condiviso da una folta schiera di economisti, primi tra loro, da l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti che nello scorso anno uscì con il libro “La tre profezie” che già dal titolo fa intuire la percezione, a breve, dell’arrivo di una nuova crisi economica. Ecco, noi di Famelici siamo sempre stati attenti ad approfondire e condividiamo in pieno questa visione e anche noi stiamo contribuendo (nel nostro piccolo) anche con la News Letter “Food Restart” (partita in aprile 2020), partita all’inizio di aprile in pieno lockdown e che ora naviga con successo verso l’ultimo numero prima dell’estate. Cosa significano in termini pratici le parole dell’economista citato più sopra? Che la ripartenza in questo difficile 2020 non potrà essere sprovvista di una strategia di ampio rinnovamento del modello stesso del proprio business inserendo temi centrali come la sostenibilità, la vicinanza con il territorio, la trasformazione digitale e logistica.

Food restart e crisi economica: introdurre importanti novità nella produzione, nella logistica, nella digitalizzazione, nella sostenibilità

E’ molto alta la percentuale degli imprenditori concorde nel ritenere che l’innovazione nella produzione e nella distribuzione e la digitalizzazione sono gli ingredienti fondamentali che hanno permesso alla loro azienda di fronteggiare l’emergenza e che aiuteranno, come non mai, il restart in atto. Aggiungiamo che il tema della sostenibilità è subito appresso ai primi tre nella lista delle priorità. Se così avvenisse – la strada che si dovrà percorrere è comunque lunga e tortuosa – questa crisi, prima sanitaria e poi economica, diventa l’opportunità per un salto epocale in cui l’attenzione al pianeta, dopo risultati non soddisfacenti nelle politiche industriali degli ultimi 10 anni, potrebbe avere una accelerazione. Per ripartire si dovrà valutare attentamente anche due punti di forza particolarmente importanti per l’Italia: l’export (sia del Made in Italy sia delle componenti tecnologiche e innovative più avanzate) e, riguardo il risparmio privato, l’identificazione di forme e strumenti innovativi in grado di incanalare parte dei patrimoni verso gli investimenti produttivi: parliamo di economia reale, lontana da bolle speculative e innovazioni destabilizzanti in quanto non filtrate dalle necessita umane e di mercato diverse tra Paese e Paese. Food Restart dunque ma rinvigorita da una profonda visione composita.

Food Restart è rinfrescare la propria marca: si puo?

Dunque, che fare? Come traspare dalle righe appena sopra, ci sono delle parole chiave ben precise a cui dare preminenza: “ripensare le aziende”, “riconnettersi in modo più empatico con le persone”, “varare nuovi modelli di business”. E poi ancora: “sostenibilità”, “vicinanza con il territorio”, “trasformazione digitale”: quest’ultimo tema richiede un sintetico approfondimento. Per trasformazione digitale si intendono cose molto diverse tra loro: la semplice digitalizzazioni dei documenti per esempio oppure l’attivazione di un bot per i dialoghi nelle chat; e poi, sempre come esempi tra mille: la robotizzazione di un processo, l’uso dei big data per capire meglio il proprio cliente, automatizzare la gestione della logistica; e poi ancora: sostituzione dei menu con tablet e alimentazione di un data base di clienti.

Solo quest’ultimo intervento (anche se fosse sviluppato inizialmente in una forma molto semplice), porta risultati importanti; se aiutata da una intelligenza artificiale (non spaventatevi, ormai queste applicazioni sono a portata di tutti attraverso, per esempio, Microsoft e Google), offre ad un ristoratore o negoziante dati sempre più precisi delle tendenze di acquisto dei clienti: si va dalle preferenze di prodotto sino all’orario d’acquisto, dalla quantità media di merce sino alla profilazione di gusti e desideri. E poi non scordiamoci che, nell’eventualità future di altri lockdown, il solo avere i dati di contatto, risolvono molti problemi emersi in questo inizio 2020: come faccio a dialogare con il mio cliente se siamo in lockdown?

Dunque ripartire e cambiare, non solo ripartire: questo è l’orientamento anzi no, questa è ormai una necessità ineluttabile.

 

 

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