Il sapore della ciliegia? Talvolta basta vedere un film al cinema per fare riaffiorare ricordi d’infanzia sepolti in un passato ormai lontano. Giorni fa ho rivisto sul piccolo schermo uno dei più bei film di Abbas Kiarostami “ Il sapore della ciliegia”, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1997. Il regista, morto nel 2016, ci ha lasciato, fra gli altri, questa piccola chicca sul senso della vita e della morte. La pellicola narra di un uomo che ha deciso di suicidarsi e per questo suo proposito cerca una persona che, dietro un lauto compenso, gli presti il suo aiuto a coprire la fossa con la terra, dopo avere constatato il suo decesso. A questo scopo interpella un soldato, un religioso e un anziano impiegato del Museo di Scienze Naturali. I primi due rifiutano opponendo ragioni morali contro il suicidio. Solo la terza persona accetta la proposta , ma con parole semplici ed efficaci cerca di distoglierlo dalla sua decisione e di riportarlo sul sentiero della vita. Come? Ricordandogli i piccoli piaceri che sembrano insignificanti ma che dell’esistenza rappresentano l’essenza: il colore dei tramonti, le luci dell’alba, il susseguirsi delle stagioni con le loro sfumature……e il sapore dei frutti…il sapore della ciliegia…
Il cinema e il riaffiorare di ricordi lontani…legati al sapore di una ciliegia o di una prugna?
A proposito di questi sapori antichi mi è tornata in mente una vecchia immagine del passato e mi sono rivista bambina molti e molti anni fa, quando ero sfollata in un paesino del pavese per via della guerra. Avevo un piccolo amico, Piero, che viveva in una bella villa con tanti alberi e fiori. Io andavo spesso da lui a giocare. Ricordo che nei pomeriggi estivi io e Piero approfittavamo dei momenti in cui restavamo soli (gli adulti si giovavano della calura per fare un sonnellino) per rubare la chiave dell’orto nascosta sotto un vaso ed entrare in quella zona proibita piena di ortaggi e di alberi da frutta. C’era un albero di prugne dai frutti colorati di giallo e di rosso particolarmente succosi, ne mangiavamo un sacco…..poi in silenzio raggiungevamo la porticina che dava sulla “roggia”, dove le lavandaie lavavano i panni, un luogo a noi vietato….lì immergevamo i piedi nell’acqua che scorreva veloce e limpida felici di fare una cosa proibita. Sono passati molti anni, il mio amico di quei tempi è morto da un pò , ma io mi ritrovo a volte a ripensare a quelle piccole trasgressioni e al sapore delle prugne….un sapore semplice che contribuisce a regalarci il senso della vita.
Ringrazio per la collaborazione Giovanna Francesca Viani…mia madre…scusate il conflitto d’interessi!!!
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