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Rosè, Rosato o Rosa: il vino dell’estate 2018?

Quando si parla di vino è facile cadere nei luoghi comuni o negli errori. Lo deve avere saputo bene la manifestazione Rosexpo, svoltasi a Lecce il 23-24 giugno e organizzata da deGusto Salento, l’associazione dei produttori di Negroamaro. Oggi il vino Rosè, Rosato o Rosa  è sempre più richiesto. Secondo i dati dell’Organizzazione della Vigna e del Vino la domanda in Italia è in crescita di circa il 2%. Se i veri amanti del Rosè, Rosato o Rosa sono i francesi, gli italiani cominciano ad apprezzarlo sempre più, piazzandosi al quinto posto. Ma è corretto chiamarlo Rosè o Rosato? E se fosse più corretto chiamarlo Rosa? Non è questione da poco, è anche una scelta di marketing.  La manifestazione leccese Rosexpo ha lanciato una provocazione mettendo in discussione il nome: Rosè, Rosato o Rosa?

L’invito è quello di chiamarlo Rosa, evitando di scimmiottare i francesi con il lezioso Rosé o con il participio passato di un verbo che non esiste, Rosato. Il vino Rosa sarebbe nato in Italia nel 1943, quando Leone De Castris vende i “Five Roses” alle truppe americane. Non vengono apprezzati subito, a molti sembrano vini privi di carattere. Oggi stanno conquistando il loro spazio, anche grazie ad una maggiore attenzione nella produzione.

Due vini Rosa assaggiati in Salento… Rosè, Rosato o Rosa

Novementi Rosato Negroamaro Cantine Menhir

Un Negramaro vinificato in Rosato o Rosa, dal colore che richiama la ciliegia, sprigiona aromi fruttati di fragola e mora e basilico. Dal bouquet di lampone e caramelle bon bon. Ottimo da servire con i gamberoni alla gallipolina, zuppe di pesce o formaggi non tropo stagionati.

Rosato Chiaretto Azienda Rizzello

Un Rosè, Rosato o Rosa leggero, ottimo come aperitivo. Fine, intenso, delicato, floreale ed elegante, ottimo come proposta estiva. Fresco e con un’ottima persistenza gustativa.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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