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Cibo, cultura e identità: cosa perdiamo con la chiusura dei ristoranti

La chiusura dei ristoranti è drammatica non solo da un punto di vista economico, ma anche dal punto di vista identitario. Cibo è cultura!

Il 2020 lo ricorderemo come l’anno della chiusura di numerosi, troppi, ristoranti. E non solo di quelli già in crisi, ma di tanti che erano pronti a lanciare nuovi progetti, a iniziare interessanti esplorazioni gastronomiche. L’arrivo della pandemia, la minacciosa presenza del Covid 19 ha cambiato tutto. C’è chi ha tentato la via dell’asporto, della consegna a domicilio, ma per alcuni non è bastato per sopravvivere.

Un ristorante è un contenitore di idee, ricordi, relazioni e attimi di felicità

20.000 sembra essere la fredda cifra di ristoranti che non hanno rialzato la saracinesca. Ma è una cifra che trasuda ottimismo. Non esiste un conteggio ufficiale fatto in tempo reale. E la realtà supererà tutte le ipotesi fatte finora. Non solo chiusure, ma anche pericoli. 15.000 ristoranti sono a rischio di infiltrazioni criminali, 9 mila in più rispetto all’anno della pandemia. Nella prima settimana di dicembre gli incassi erano al 23% della spesa pre-crisi.

Ristorazione e identità

Ogni chiusura è un colpo inferto alla comunità, alla città che li ha visti nascere e crescere. Un ristorante è un contenitore di ricordi, relazioni e attimi di felicità. É un luogo di socialità. Ha clienti abituali, si è adattato alle esigenze dei quartieri, ha attirato turisti. Laddove presenta menu regionali o internazionali permette viaggi virtuali, consentendo di conoscere culture vicine o lontane. Quante relazioni verranno perdute? Quanti danni economici saremo costretti a registrare? Quanti posti di lavoro scompariranno? Al di là delle perdite economiche, quali saranno i danni psicologici e sociologici? I ristoranti contribuiscono a creare identità personali, ma anche comunitarie. Quanti ristoranti hanno reso famosa Milano o Roma, ma anche sperduti borghi dell’entroterra? Quanto è triste passeggiare in città con vetrine buie e vuote. Noi speriamo che le vie tornino presto a brillare, ma il futuro rimane incerto, governato dall’incertezza su nuovi lockdown, sulla distribuzione del vaccino e sulla politica del governo che deve dare ristoro, ma anche creare nuove strade di sviluppo.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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