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8 marzo: iniziamo a riflettere sulla natura del potere?

Oggi la Festa delle Donne torna ad essere rilevante. Perchè?

Che cosa fare per la Festa delle Donne? 8 marzo: iniziamo a riflettere sulla natura del potere?Difficile non cadere nel banale, nello scontato. Una festa che io non ho mai amato, non mi è mai parsa capace di affrontare in modo approfondito tematiche che le donne vivono tutti i giorni. Eppure tacere non si può.

Riflettere ha sempre senso. Soprattutto per rifiutare quella gabbia costruita intorno all’essere donna: quote rosa, imprenditoria femminile…Famelici ha una componente femminile maggioritaria, ma rifiuta di essere definito un blog “rosa”. É uno spazio di confronto dove si cercano nuove formulazioni culturali, che possano essere declinate nella trattazione di qualsiasi tema: dal cibo alla cultura, dal confronto con i cambiamenti sociali al cinema.

Essere donna non è essere un “caso”, è la normalità. Solo se la Festa delle Donne è un passo necessario per la “normalizzazione” ha senso. Accettiamo la mimosa e le banalità di ogni festa solo se serve a conquistare la parità nella diversità. E ora propongo un tema: quale è la natura del potere?

8 marzo: iniziamo a riflettere sulla natura del potere

Le dichiarazioni raccolte con l’hashtag #MeToo hanno riaperto il dibattito su molestie e abusi subiti dalle donne. Vorrei andare oltre alle dinamiche oggi tanto di moda del muro contro muro, spesso fatto di frasi fatte, mi piacerebbe riflettere sulle motivazioni per cui il genere maschile usa la violenza per imporsi. Tutta questione di potere. L’esercizio del potere è basato, fin dalla notte dei tempi, sulla forza fisica. Infliggere sofferenza, fare del male, umiliare equivale a comandare. Tutto ciò ha avuto una legittimazione culturale: basta sfogliare un libro di storia.  Il ruolo della donna nella società è stato determinato dall’accettazione della supremazia maschile.

Se le donne conquistassero il potere usando gli stessi strumenti culturali utilizzati dagli uomini non arriveremmo a un paradiso in terra, si invertirebbero solo i ruoli. Liberarsi dal maschilismo non è sottrarre il potere agli uomini, ma costruire una cultura diversa. Uomini e donne sono diversi, non si possono cancellare le differenze. Bisogna accettarle  e cercare un dialogo senza volere prevalere. Lo so, è difficile, ma non impossibile. Gli opposti, quando si riconoscono tali, possono diventare complementari.

8 marzo: quando iniziamo a parlare di potere

Non mi interessa la conquista del potere, soprattutto se passa attraverso l’accettazione di comportamenti, parole che non corrispondono a ciò che sono e voglio essere. L’esercizio del potere logora, uccide la creatività, congela i desideri. Fintanto che il potere coinciderà con l’esercizio della violenza fisica e verbale, esisteranno sempre abusi e molestie. La violenza distrugge la comunicazione, la possibilità di tessere rapporti leali, che necessariamente devono prevedere l’incontro di posizioni diverse. Il bello, la quasi perfezione è quando si raggiunge uno stadio che unisce e che divide in una danza senza fine che si chiama vita. Il segreto? Trovare la formula magica che unisca potere, bellezza e fragilità.

8 marzo: iniziamo a riflettere sulla natura del potere

Con l’avanzata dei conservatori, con l’imporsi delle frange estremiste di destra in gran parte del mondo molti diritti delle donne ritenuti acquisiti si stanno mettendo in discussione. Si pensi agli Stati Uniti, ad esempio, dove il diritto all’aborto o a determinate forme di contraccezione per le donne è attualmente in fase di revisione.

Anche il movimento #MeToo può aver contribuito molto a rendere il dibattito sulla violenza sulle donne un tema “caldo”: le donne sapevano da tempo che le molestie sessuali a livello professionale erano all’ordine del giorno. Ma attraverso questo movimento è diventato raccontabile e di conseguenza legittimo resistergli.

Il fatto che l’8 marzo sia diventato socialmente più rilevante da un lato e di nuovo più combattivo dall’altro ha senza dubbio a che fare con questi due sviluppi. Molte donne oggi hanno di nuovo la sensazione: ora basta, ora dobbiamo difenderci. 

Coraggio, ammettiamolo: il mondo si può guardare con occhi diversi, senza volere a tutti i costi che tutti godano del medesimo spettacolo!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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